"Spettri Diavoli Cristi Noi"
Neo Edizioni
Dialoga con l’autore Giovanni Mari
Libro presentato da Michele Dalai nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2025.
Un uomo racconta, comincia da quando lui e il suo gruppo di amici - la Confraternita - ascoltavano le nenie delle vecchie che li mettevano in guardia dal Diavolo, da Belzebù, che aleggiava sulla loro giovinezza. E il Diavolo prende forme diverse in ogni storia che ferisce il paese - la Contea. Un paese sulle rive di un lago ai piedi di una montagna, dove i boschi transfrontalieri allungano la propria ombra, nascondono contrabbandieri e messe nere, lambiscono strade di provincia dove il male propaga in ferite che tutti vorrebbero dimenticare. C'è la morte di Frida, l'amata del gruppo, e c'è il Gigante dei traslochi. C'è Artù il muto, figlio del Gandhi, e c'è Arben l'albanese, con le sue cinque figlie e il loro improvviso destino. Ci sono personaggi che spariscono e riappaiono come fossero spettri. E c'è la scrittura di Ielmini che è potente, prodigiosa, plasma un mondo narrativo in cui a raccontare è la voce dell'amicizia che deve ricordare, per ritrovarsi, per non perdersi, lungo un arco di esistenza che va dagli anni '80 al nuovo secolo. La sua è la voce di un Noi che avvolge il lettore e lo conduce fino alla stretta finale, a tu per tu con il demonio che ha rubato ai ragazzi la loro innocenza.
Proposto da Michele Dalai al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:
«Spettri Diavoli Cristi Noi di Riccardo Ielmini parla dell’indicibile con il linguaggio veloce ma profondo della prosa poetica, come fosse un recitar cantando che ci ipnotizza davanti al fuoco che unisce e illumina la notte profonda del Male, quella in cui il racconto delle scorribande notturne diventa rito magico e poco dopo leggenda. Come in una versione moderna dei Fratelli Grimm Ielmini usa la lente deformante dello sguardo infantile per muovere sulla sua scena personaggi sbilenchi e poco illuminati, tratti rassicuranti che diventano spaventosi nel giro di una frase. La lingua del romanzo è nervosa e antica, i mostri di ieri diventano fantasmi senza lenzuolo di oggi. Propongo agli Amici della domenica questo romanzo convinto che possa rappresentare una forte alternativa all’autofiction e allo schema tradizionale dei plot lineari, sostituendoli con un viaggio nelle paure più inconfessabili, quelle che preparano alla vita.»